L’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando radicalmente il panorama dell’innovazione, influenzando non solo i processi produttivi e decisionali delle imprese, ma anche le modalità con cui vengono creati, gestiti e tutelati i diritti di proprietà intellettuale. In questo scenario in rapida evoluzione, è fondamentale interrogarsi sulle implicazioni giuridiche e strategiche che l’AI comporta in materia di marchi e brevetti.

Brevetti e intelligenza artificiale: chi è l’inventore?

Una delle questioni più dibattute a livello internazionale riguarda la brevettabilità delle invenzioni generate autonomamente da sistemi di AI. In diversi ordinamenti, tra cui l’Unione Europea, gli Stati Uniti e il Regno Unito, si sono verificati casi in cui è stato richiesto il riconoscimento di un’AI come inventore (si pensi al progetto DABUS). Le autorità competenti hanno, finora, rifiutato tali istanze, sostenendo che solo una persona fisica può essere considerata titolare del diritto di brevetto.

Ciò solleva interrogativi importanti per le imprese che sviluppano tecnologie basate su AI: come valorizzare e proteggere le soluzioni innovative frutto dell’elaborazione automatica? Come strutturare correttamente i contratti e le policy interne per regolare la titolarità delle invenzioni?

Marchi generati con l’AI: è possibile tutelarli?

Anche nell’ambito dei marchi, l’AI sta assumendo un ruolo crescente. Numerose aziende utilizzano software di intelligenza artificiale per creare nomi commerciali, loghi e identità visive. Tuttavia, occorre valutare con attenzione la tutelabilità giuridica di questi segni distintivi, soprattutto quando sono generati con modelli pre-addestrati e potenzialmente simili ad altri già esistenti.

La registrazione di un marchio è subordinata al requisito di distintività e all’assenza di conflitto con segni anteriori. Pertanto, l’utilizzo dell’AI deve essere accompagnato da un’attenta analisi di anteriorità e da una strategia di sorveglianza efficace, anche attraverso strumenti di AI stessa.

AI come strumento di tutela della proprietà industriale

Oltre a porre nuove sfide, l’intelligenza artificiale offre anche strumenti innovativi per la protezione dei diritti IP. Sono già disponibili soluzioni basate su AI in grado di:

  • analizzare grandi volumi di dati brevettuali;
  • monitorare l’uso indebito di marchi su internet e marketplace;
  • individuare somiglianze tra loghi o denominazioni;
  • supportare la redazione e la gestione di portafogli brevettuali e marchi.

Queste tecnologie, se integrate con la consulenza legale, permettono alle imprese di ottimizzare la propria strategia di tutela, prevenendo conflitti e valorizzando gli asset immateriali.

Aspetti critici e rischi legali

L’uso non regolamentato dell’AI può tuttavia generare rischi rilevanti: violazioni involontarie di diritti altrui, creazione di contenuti confondibili o ingannevoli, difficoltà nell’identificazione del responsabile in caso di contraffazione. È dunque essenziale che le imprese adottino un approccio prudente e informato, ricorrendo a strumenti giuridici aggiornati e a una consulenza specializzata.

Conclusioni

L’integrazione tra intelligenza artificiale e proprietà intellettuale rappresenta una frontiera in continua evoluzione, che richiede una costante attenzione agli sviluppi normativi, giurisprudenziali e tecnologici. Per le imprese innovative, è fondamentale comprendere le opportunità offerte dall’AI, senza trascurare le sfide legali che ne derivano. In questo contesto, lo Studio Legale Sisto offre un supporto qualificato nella tutela di marchi e brevetti, accompagnando le aziende nel percorso di crescita e innovazione digitale.

 

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